Orti comunali & comunitari - quartiere Carnovali, via Spino

Descrizione

Gli orti del Comune di Bergamo di via Spino sono un progetto di costruzione di lotti basati sul Regolamento per la collaborazione tra cittadini attivi e l'amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani.

 

Si allega uno stralcio del progetto dell'arch. Lacagnina:

REALIZZAZIONE NUOVI ORTI URBANI e RIQUALIFICAZIONE AREA VERDE DI VIA SPINO

PREMESSA
L'ambizione di questo progetto è quella di supportare nei prossimi anni la comunità che abita il quartiere cittadino denominato "Carnovali", accompagnandola nella futura riqualificazione e risignificazione di uno degli spazi più ricchi di potenzialità per la vita del quartiere. Uno spazio che nell'immaginario dei residenti ora è semplicemente "il prato incolto", ma che sin dai primi sopralluoghi ha rivelato la facoltà di poter sviluppare centralità ponendosi sinergicamente come tassello all’interno di uno sviluppo organico e sostenibile di quei luoghi.
A conclusione della stesura del progetto si può affermare che la prima richiesta del presente incarico ovvero la progettazione all'interno dell'area a prato esistente, di nuovi orti urbani, sia stata solamente lo spunto, il punto di partenza per immaginare come quel grande prato recinto, fino ad ora nettamente separato dagli spazi limitrofi ed escluso dalla vita del quartiere, ripensato nella sua completa estensione e nelle sue funzioni, potesse rispondere in modo ottimale alle esigenze della multiforme realtà di questo quartiere in espansione.
I contenuti suggeriti e le proposte progettuali del "Progetto degli orti di via Spino", sono stati in parte mediati dall'approfondita analisi tratta dal documento del "Coordinamento Autogestito Carnovali", una neo-associazione che riunisce gruppi di residenti e ben 19 realtà associative locali. Il documento prodotto e consegnato all’Amministrazione Comunale è stato l'esito di più di un anno di lavoro volontario che, attraverso incontri e confronti con le varie realtà presenti e la somministrazione di un questionario alle diverse fasce di età , ha permesso di individuare esigenze, aspettative e criticità degli abitanti.

La finalità dunque del presente progetto, partendo da una analisi urbanistica e fisica dei luoghi, supportata dai dati relativi alla realtà sociale è stata quella di aver individuato delle possibili soluzioni finalizzate, come da bando, alla riqualificazione/rigenerazione di questo quartiere periferico. Si è lavorato attorno al tema degli orti urbani usandoli come leva per suggerire una visione più contemporanea e calata nella realtà dei luoghi, dell'uso dello spazio pubblico a verde.

RELAZIONE GENERALE D'INQUADRAMENTO
Lo spazio oggetto dell'intervento di riqualificazione è una vasta area piana posta all'interno di un isolato prevalentemente a destinazione produttiva, un luogo piuttosto singolare, un grande rettangolo, una sorta di campo da calcio senza porte stretto da tra filari di frassini e circondato da capannoni artigianali.
Il lato più "aperto" alla visuale, ma non aperto fisicamente, è quello nord, coincidente con uno dei due lati corti del rettangolo e prospettante sulla Via Pietro Spino. I due lati lunghi prospettano su estesi ed ordinati fronti di edifici artigianali, da cui sono separati da anonimi spazi di passaggio, uno dei quali è usato come pista ciclo-pedonale. Il quarto lato è caratterizzato dall'imponente presenza di un edificio uffici la cui realizzazione è strettamente connessa alla nascita di questo anonimo spazio verde.
L'area risulta completamente chiusa all'interno di una pesante cancellata metallica, la maggior parte degli accessi pedonali è chiusa da lucchetti, e sul lato della via Spino, in corrispondenza dell'innesto del grande viale interno con la strada pubblica è presente un ampio cancello scorrevole, anch'esso sempre chiuso.
Attualmente l'unico accesso all'area avviene attraverso due passaggi temporaneamente aperti lungo il lato sud, posti ai lati dell'edificio che fa da fondale al prato.
La superficie totale è di poco inferiore ai 10.000 mq ed è costituita al centro da un ampio prato libero di circa 4.000 mq, che di rado viene sfalciato, da qui la definizione "prato incolto" data dagli abitanti del quartiere. Due ampie fasce alberate corrono parallele ai lati lunghi, delimitando il prato centrale ed ombreggiando il grande viale asfaltato con andamento nord-sud interno all'area, caratterizzato da due grandi figure di animali in cls colorato: un doppio filare corre lungo il lato est, e simmetricamente lungo il lato ovest si sviluppa un triplo filare, entrambi sono stati realizzati mettendo a dimora degli alberi di frassino, circa una ventina d'anni fa.
Nell'intenzione è evidente che lo spazio doveva essere stato pensato come un parco, ma la mancanza di una qualsiasi dotazione di servizi (luce, acqua), di arredi (solo qualche panchina lungo il viale asfaltato) e la decisione di recintarlo e di mantenerlo sempre chiuso, forse per questioni di sicurezza, ne hanno condizionato negli anni la stessa percezione quale spazio pubblico e di fatto ne hanno impedito l'uso; ultimamente è diventato una enorme "area cani".

La precedente descrizione lascerebbe pensare ad uno stato di fatto privo di potenzialità, e ad un contesto di funzioni del tutto estranee o persino in contrasto con l'ipotesi di realizzare, in questo luogo degli orti urbani.
In realtà l’estensione dell'area a prato e la presenza di numerose alberature, fanno di questa area il luogo ideale da poter essere immaginato come un ampio spazio urbano a verde, variamente articolato e, perché no, anche adatto ad ospitare degli orti; ormai collaudato ingrediente di innesco e di riappropriazione dei luoghi.
Inoltre percorrendo questi spazi periferici, da sempre a vocazione industriale, non si è potuta non notare una certa qualità architettonica del contesto ed una buona cura dei luoghi.
I capannoni artigianali a ridosso del futuro parco, realizzati da una trentina d'anni, sono costituiti da omogenee strutture prefabbricate in calcestruzzo, caratterizzate da aperture in ferro verniciato nei colori primari: giallo quelle lungo il lato est, e rosso sul lato ovest. Regna l’ordine e lo stato degli edifici risulta buono, molto lontano da quello che caratterizza spesso le aree industriali periferiche di una città. In tutto il comparto di edilizia industriale si sono rilevati edifici che denotano qualità nella progettazione ed una attenzione alla realizzazione degli spazi di pertinenza a verde.

Ad una prima analisi, l'impedimento più evidente alla trasformazione del "prato incolto" di via Spino in un parco, è il fatto d'essere uno spazio recintato, del tutto fisicamente separato dai flussi di passaggio che potrebbero attraversare in vario modo questa zona del quartiere rendendola permeabile.
La volontà di introdurre degli orti urbani non allevia il dato di fatto, è norma comune che gli spazi a verde ad uso "orti urbani" siano protetti, ma di certo non necessitano d'essere recintati da una cancellata di ferro alta due metri che li segrega e non ne favorisce un uso "intrecciato" ed aperto.
Data poi l'estensione totale dell'area verde (oltre 9.000 mq) pensare di progettare uno spazio così ampio, destinandolo solamente a quella funzione, sarebbe stato molto riduttivo e non sufficiente per apportare oggettivamente un reale vantaggio alla riqualificazione complessiva degli spazi urbani del periferico Quartiere Carnovali.

Per questi motivi, come detto nella premessa alla presente relazione, la richiesta dell'incarico di progettare degli orti urbani è stata considerata semplicemente uno spunto da cui partire per stendere una proposta progettuale più articolata ed organica sull'intera area.
Il nuovo parco urbano, riconsegnato alla comunità completamente riprogettato, avrà come "fulcro", anche fisico, un'ampia area destinata ad orti urbani e sociali, ma attraverso un complessivo ridisegno dell'area si potranno realizzare spazi urbani ricchi di funzioni, capaci di riconnettere i luoghi e divenire essi stessi luoghi, catalizzatori di nuove connessioni fisiche e sociali: non solo orti, non solo verde urbano, ma soprattutto "luoghi"! Spazi da vivere in cui la comunità si riconosca.

RELAZIONE TECNICO-DESCRITTIVA DEL PROGETTO
TRAME URBANE VEGETALI
Nel parco che potremmo temporaneamente battezzare “TRAMA-PARK”, (alludendo alla trama in senso narrativo, del racconto e dell’intreccio, del tessere due fili trama e ordito creando un tessuto sotto varie accezioni) ma che meriterebbe un nome individuato collettivamente dagli abitanti e utenti, sono individuabili quattro zone, quattro trame.
Una trama principale le definisce e le accomuna e le sottende tutte conferendo al grande spazio, ora anonimo, un disegno riconoscibile ed organico.
E' proprio partendo dagli orti, e dalle loro specifiche esigenze tecnico-colturali che è nata la trama principale: l'asse nord- sud, per la giacitura degli orti è fondamentale, ne garantisce un insolazione più regolare e costante.
1) TRAME VEGETALI: il cuore, l’orto frutteto urbano
2) TRAME URBANE: il parco urbano "permeabile"
3) TRAME UMANE: il giardino delle relazioni
4) DRITTO FILO: l’asse dello scambio (mercato)

TRAME VEGETALI
IL PROGETTO DEGLI ORTI A "CUMULO FISSO"
Gli orti in città non rispondono più a istanze di sopravvivenza, ma incarnano un bisogno sociale di natura, di terra, sono manifestazione di nuovi paesaggi misti dove urbanistica e città si contaminano con il paesaggio ed il rurale.
In quest’ottica non interessava proporre orti urbani genericamente costituiti dalla sommatoria di singoli appezzamenti con un ‘immagine complessiva vicina a quella del camposanto e nemmeno rinchiuderli in pesanti recinti segregandoli, interessava invece dar forma a quel bisogno di paesaggio, evocare la geometria del paesaggio agrario, la terra lavorata, fatta di ordine, direzione, modulazione, innestandola nella città, una trama generatrice.
Da qui la scelta di proporre un orto secondo natura, ovvero l’orto a “cumulo fisso”, messo a punto dalla scuola agraria del Parco di Monza, capace di coniugare questo aspetto segnico con uno ecologico, un modo innovativo e sostenibile per produrre ortaggi e frutti naturali con ridotte lavorazioni del terreno, minimo uso di macchine e attrezzi, contenute irrigazioni, ridotte concimazioni, minimi trattamenti antiparassitari e diserbi.

Un orto realizzato creando solchi lineari nel suolo e riportando la stessa terra scavata in un cumulo centrale ottenendo un disegno naturale a cordoni rilevati di terra in equilibrio ecologico con l’ambiente circostante, una conformazione che permetterà anche di lavorare comodi, quasi in piedi.
Una tecnica che prende spunto dall’agricoltura biologica, naturale, sinergica, conservativa e dal modello “bosco” costituito da più specie vegetali, in cui le piante crescono senza bisogno di lavorare il terreno, senza concimare o diserbare, senza irrigare, serve solo lavorare per pacciamare, seminare, trapiantare e raccogliere, utilizzando materiale autoprodotto dall’orto o reperibile nella vegetazione del luogo.
Si è individuata come posizione idonea nel parco quella centrale, cuore simbolico, ma anche cuore funzionale orientando i rilevati secondo l’asse Nord –Sud per garantire la miglior esposizione colturale, ma anche coincidente con l’asse di penetrazione principale del parco dall’angolo di via Spino, che in questo modo è divenuto l'asse portante su cui si è sviluppato l'intero parco.

In questo modo lo spazio centrale consente di usufruire degli accessi intermedi dai viali laterali al vialetto asfaltato già presente a metà aerea che diventa l’asse , l'ordito dello spazio consolidato, su cui si innesta la nuova trama degli orti.
Lungo questo asse viene posizionato un spazio comune, volutamente centrale, dotato di un tavolo da lavoro ad altezza bancone; l'area ospita centralmente il container “orti-box” allestito all’interno mediante vani da assegnare ai singoli concessionari degli orti.
Elemento di grande impatto visivo, il container che si è immaginato di colore giallo sole (o con la possibilità di diventare oggetto di una proposta d'arte collettiva) è stata una scelta non solo ritenuta idonea data la vocazione artigianale del luogo in cui si stavano progettando gli orti, ma pensata per caratterizzare con forza il nuovo luogo, dandogli personalità e carattere: orto box e il punto di forza e riconoscibilità dei nostri orti!
Agli ingressi della zona ad orti due cumuli triangolari diventeranno orti comuni coltivati con aromatiche, con l’idea di fondo della condivisione che sviluppa confronto, rispetto, senso civico. Grazie alla loro collocazione centrale ed alla costruzione di due rilevati ai margini è garantita la necessaria protezione dello spazio ad orto, solamente mediante la realizzazione di una staccionata leggera di legno, a chiudere i lati paralleli esterni.

Gli orti si sviluppano in file, un doppio cumulo parallelo con relativi corridoi a fianco occupa 5 metri, ogni 8 metri di sviluppo in lunghezza viene individuata una singola porzione, in questo modo si determinano 16 orti da dare in concessione a singoli orticoltori ed una fila di 4 orti di maggior estensione da attribuire ad associazioni o gruppi.
Ogni appezzamento viene individuato da un albero da frutto contenuto in un cassone di legno posto al centro del lotto rendendo così facilmente riconoscibile l’orto e punteggiando l’area di elementi verticali. La scelta di mettere a dimora degli alberi nell'orto, ha il doppio scopo di riproporre il legame storico tra orto e frutteto, ma nel caso del nostro parco anche di disegnare lo spazio degli orti conferendo loro un carattere più "urbano", dato da un disegno leggibile, che ne rafforza la trama.
Tra le doppie file di cumuli si sviluppano vialetti in assi larice orditi su magatelli in castagno diventando anche essi un motivo di scansione ritmica del trama agricola.
Dalle passerelle in larice i singoli appezzamenti sono accessibili mediante corridoi attrezzati con lastre di porfiroide di Branzi appoggiato direttamente sulla terra.
Ogni due orti è previsto un attacco dell’acqua, non servono bidoni o aree per il compostaggio perché il materiale organico entra nel ciclo dell’orto a cumulo.
Con lo stesso fine di alimentare gli orti a cumulo grazie ad un circolo virtuoso, viene prevista un’area dove depositare materiale proveniente dallo sfalcio e dalla potatura di altre aree verdi comunali.

TRAME URBANE
IL PROGETTO DEL PARCO URBANO PERMEABILE ALLA CITTA'
Il lato del parco affacciato su via Spino è l’unico non stretto tra gli edifici, l’unico atto a permettere l’innesto della città, quello che oggi lo stato di fatto ci rimanda come uno spazio chiuso e "respingente", nel progetto volutamente assumerà la funzione di "faccia pubblica" del parco. La dove oggi c'è una cesura, lavorare al contrario pensando di farne proprio il luogo in cui avverrà finalmente il contatto, si creerà la massima permeabilità, è stata la sfida ed il nodo sostanziale della progettazione di questa porzione di parco.
Un parco che vogliamo si apra e viva, un verde che deve "tirar dentro", essere attrattivo, a portata, accogliente è fondamentale! Su questo punto si gioca l'intera futura vita, o non vita di questo luogo.

Per questo la prima operazione è stata quella di aprire questo lato togliendo l’alta barriera in ferro che lo rendeva altro, quasi fosse uno spazio privato, impenetrabile, e di fatto inaccessibile. Lo sguardo ampliato al contesto ha fatto individuare un asse di penetrazione ordito in direzione nord-sud, la stessa della trama degli orti, un percorso che si infila dall’angolo e accompagna sino a metà parco, qui intercetta l’asse del viale, la percorrenza già tracciata e trova un elemento inaspettato, il totem del parco, con i suoi occhi annegati nella trama.
Il parco cerca su questo lato urbano di farsi vedere, intercettare, estende le sue trame alle aiuole lungo il marciapiede, modifica la pavimentazione di questa striscia introducendo un asfalto colorato che si spalma in angolo identificando il punto di attracco, il nuovo ingresso, che, con un nastro a terra di ghiaia armata colorata protetto a tratti da strutture in ferro a berceau ed affiancato da un rivo d’acqua mediante la creazione di una vasca lineare fa scivolare dentro il parco. Da un lato il percorso si apre allo spazio a parco urbano, un’ampia porzione pavimentata con deck in legno da cui emergono grandi panche sempre in larice individuate e rese confortevoli perché ombreggiate dalla presenza di gelsi impalcati a tetto, innesti di vegetazione a terra trovano continuità di disegno nell' aiuola su strada riuscendo a connettere i due spazi.

TRAME UMANE
IL PROGETTO DEL GIARDINO DELLE RELAZIONI
La zona sud-est, prospiciente l’edificio ad uffici di via Canovine e da cui si diramano due ingressi tangenti al parco, risulta essere la parte più protetta, chiusa su due lati tra i filari di frassini e dall’altro dall’edificio uffici attestato sul parco che si presenta con l’imponente mole della scala di sicurezza.
Una situazione tranquilla, da isolare visivamente, almeno parzialmente, dall’avamposto del blocco scale in modo da renderla più confortevole, più a dimensione d’uomo.
La trama innestata è stata quella di una grande rettangolo, un verde ipogeo, leggermente incassato per creare protezione, accessibile mediante un percorso-rampa parallelo al rilevato fiorito di margine agli orti.
Un cortile a prato, il GIARDINO DELLE RELAZIONI, dove svolgere attività fisiche in gruppo, sedersi a studiare, leggere, sdraiarsi, lungo il percorso panca che lo definisce su due lati, assistere ad uno spettacolo, vedere un film all’aperto le sere d’estate.
A tal fine sono stati studiati dei “paraventi verdi”, tre slanciati elementi verticali in ferro e rete ondulata, da rinverdire di specie spoglianti e sempreverdi e sui cui si è pensato di installare un telo per le proiezioni.
A contorno un ambiente protettivo fatto di vegetazione erbacea ed arbustiva "morbida"scelta fra specie perenni e graminacee a bassa manutenzione.
Il giardino, così realizzato, potrà sfruttare anche gli spazi limitrofi piacevolmente ombreggiati dal triplo filare di frassini esistenti; sotto i frassini basterà posizionare delle sedute per creare uno spazio accogliente.

 

 


Continua

Gli orti del Comune di Bergamo di via Spino sono un progetto di costruzione di lotti basati sul Regolamento per la collaborazione tra cittadini attivi e l'amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani.

 

Si allega uno stralcio del progetto dell'arch. Lacagnina:

REALIZZAZIONE NUOVI ORTI URBANI e RIQUALIFICAZIONE AREA VERDE DI VIA SPINO

PREMESSA
L'ambizione di questo progetto è quella di supportare nei prossimi anni la comunità che abita il quartiere cittadino denominato "Carnovali", accompagnandola nella futura riqualificazione e risignificazione di uno degli spazi più ricchi di potenzialità per la vita del quartiere. Uno spazio che nell'immaginario dei residenti ora è semplicemente "il prato incolto", ma che sin dai primi sopralluoghi ha rivelato la facoltà di poter sviluppare centralità ponendosi sinergicamente come tassello all’interno di uno sviluppo organico e sostenibile di quei luoghi.
A conclusione della stesura del progetto si può affermare che la prima richiesta del presente incarico ovvero la progettazione all'interno dell'area a prato esistente, di nuovi orti urbani, sia stata solamente lo spunto, il punto di partenza per immaginare come quel grande prato recinto, fino ad ora nettamente separato dagli spazi limitrofi ed escluso dalla vita del quartiere, ripensato nella sua completa estensione e nelle sue funzioni, potesse rispondere in modo ottimale alle esigenze della multiforme realtà di questo quartiere in espansione.
I contenuti suggeriti e le proposte progettuali del "Progetto degli orti di via Spino", sono stati in parte mediati dall'approfondita analisi tratta dal documento del "Coordinamento Autogestito Carnovali", una neo-associazione che riunisce gruppi di residenti e ben 19 realtà associative locali. Il documento prodotto e consegnato all’Amministrazione Comunale è stato l'esito di più di un anno di lavoro volontario che, attraverso incontri e confronti con le varie realtà presenti e la somministrazione di un questionario alle diverse fasce di età , ha permesso di individuare esigenze, aspettative e criticità degli abitanti.

La finalità dunque del presente progetto, partendo da una analisi urbanistica e fisica dei luoghi, supportata dai dati relativi alla realtà sociale è stata quella di aver individuato delle possibili soluzioni finalizzate, come da bando, alla riqualificazione/rigenerazione di questo quartiere periferico. Si è lavorato attorno al tema degli orti urbani usandoli come leva per suggerire una visione più contemporanea e calata nella realtà dei luoghi, dell'uso dello spazio pubblico a verde.

RELAZIONE GENERALE D'INQUADRAMENTO
Lo spazio oggetto dell'intervento di riqualificazione è una vasta area piana posta all'interno di un isolato prevalentemente a destinazione produttiva, un luogo piuttosto singolare, un grande rettangolo, una sorta di campo da calcio senza porte stretto da tra filari di frassini e circondato da capannoni artigianali.
Il lato più "aperto" alla visuale, ma non aperto fisicamente, è quello nord, coincidente con uno dei due lati corti del rettangolo e prospettante sulla Via Pietro Spino. I due lati lunghi prospettano su estesi ed ordinati fronti di edifici artigianali, da cui sono separati da anonimi spazi di passaggio, uno dei quali è usato come pista ciclo-pedonale. Il quarto lato è caratterizzato dall'imponente presenza di un edificio uffici la cui realizzazione è strettamente connessa alla nascita di questo anonimo spazio verde.
L'area risulta completamente chiusa all'interno di una pesante cancellata metallica, la maggior parte degli accessi pedonali è chiusa da lucchetti, e sul lato della via Spino, in corrispondenza dell'innesto del grande viale interno con la strada pubblica è presente un ampio cancello scorrevole, anch'esso sempre chiuso.
Attualmente l'unico accesso all'area avviene attraverso due passaggi temporaneamente aperti lungo il lato sud, posti ai lati dell'edificio che fa da fondale al prato.
La superficie totale è di poco inferiore ai 10.000 mq ed è costituita al centro da un ampio prato libero di circa 4.000 mq, che di rado viene sfalciato, da qui la definizione "prato incolto" data dagli abitanti del quartiere. Due ampie fasce alberate corrono parallele ai lati lunghi, delimitando il prato centrale ed ombreggiando il grande viale asfaltato con andamento nord-sud interno all'area, caratterizzato da due grandi figure di animali in cls colorato: un doppio filare corre lungo il lato est, e simmetricamente lungo il lato ovest si sviluppa un triplo filare, entrambi sono stati realizzati mettendo a dimora degli alberi di frassino, circa una ventina d'anni fa.
Nell'intenzione è evidente che lo spazio doveva essere stato pensato come un parco, ma la mancanza di una qualsiasi dotazione di servizi (luce, acqua), di arredi (solo qualche panchina lungo il viale asfaltato) e la decisione di recintarlo e di mantenerlo sempre chiuso, forse per questioni di sicurezza, ne hanno condizionato negli anni la stessa percezione quale spazio pubblico e di fatto ne hanno impedito l'uso; ultimamente è diventato una enorme "area cani".

La precedente descrizione lascerebbe pensare ad uno stato di fatto privo di potenzialità, e ad un contesto di funzioni del tutto estranee o persino in contrasto con l'ipotesi di realizzare, in questo luogo degli orti urbani.
In realtà l’estensione dell'area a prato e la presenza di numerose alberature, fanno di questa area il luogo ideale da poter essere immaginato come un ampio spazio urbano a verde, variamente articolato e, perché no, anche adatto ad ospitare degli orti; ormai collaudato ingrediente di innesco e di riappropriazione dei luoghi.
Inoltre percorrendo questi spazi periferici, da sempre a vocazione industriale, non si è potuta non notare una certa qualità architettonica del contesto ed una buona cura dei luoghi.
I capannoni artigianali a ridosso del futuro parco, realizzati da una trentina d'anni, sono costituiti da omogenee strutture prefabbricate in calcestruzzo, caratterizzate da aperture in ferro verniciato nei colori primari: giallo quelle lungo il lato est, e rosso sul lato ovest. Regna l’ordine e lo stato degli edifici risulta buono, molto lontano da quello che caratterizza spesso le aree industriali periferiche di una città. In tutto il comparto di edilizia industriale si sono rilevati edifici che denotano qualità nella progettazione ed una attenzione alla realizzazione degli spazi di pertinenza a verde.

Ad una prima analisi, l'impedimento più evidente alla trasformazione del "prato incolto" di via Spino in un parco, è il fatto d'essere uno spazio recintato, del tutto fisicamente separato dai flussi di passaggio che potrebbero attraversare in vario modo questa zona del quartiere rendendola permeabile.
La volontà di introdurre degli orti urbani non allevia il dato di fatto, è norma comune che gli spazi a verde ad uso "orti urbani" siano protetti, ma di certo non necessitano d'essere recintati da una cancellata di ferro alta due metri che li segrega e non ne favorisce un uso "intrecciato" ed aperto.
Data poi l'estensione totale dell'area verde (oltre 9.000 mq) pensare di progettare uno spazio così ampio, destinandolo solamente a quella funzione, sarebbe stato molto riduttivo e non sufficiente per apportare oggettivamente un reale vantaggio alla riqualificazione complessiva degli spazi urbani del periferico Quartiere Carnovali.

Per questi motivi, come detto nella premessa alla presente relazione, la richiesta dell'incarico di progettare degli orti urbani è stata considerata semplicemente uno spunto da cui partire per stendere una proposta progettuale più articolata ed organica sull'intera area.
Il nuovo parco urbano, riconsegnato alla comunità completamente riprogettato, avrà come "fulcro", anche fisico, un'ampia area destinata ad orti urbani e sociali, ma attraverso un complessivo ridisegno dell'area si potranno realizzare spazi urbani ricchi di funzioni, capaci di riconnettere i luoghi e divenire essi stessi luoghi, catalizzatori di nuove connessioni fisiche e sociali: non solo orti, non solo verde urbano, ma soprattutto "luoghi"! Spazi da vivere in cui la comunità si riconosca.

RELAZIONE TECNICO-DESCRITTIVA DEL PROGETTO
TRAME URBANE VEGETALI
Nel parco che potremmo temporaneamente battezzare “TRAMA-PARK”, (alludendo alla trama in senso narrativo, del racconto e dell’intreccio, del tessere due fili trama e ordito creando un tessuto sotto varie accezioni) ma che meriterebbe un nome individuato collettivamente dagli abitanti e utenti, sono individuabili quattro zone, quattro trame.
Una trama principale le definisce e le accomuna e le sottende tutte conferendo al grande spazio, ora anonimo, un disegno riconoscibile ed organico.
E' proprio partendo dagli orti, e dalle loro specifiche esigenze tecnico-colturali che è nata la trama principale: l'asse nord- sud, per la giacitura degli orti è fondamentale, ne garantisce un insolazione più regolare e costante.
1) TRAME VEGETALI: il cuore, l’orto frutteto urbano
2) TRAME URBANE: il parco urbano "permeabile"
3) TRAME UMANE: il giardino delle relazioni
4) DRITTO FILO: l’asse dello scambio (mercato)

TRAME VEGETALI
IL PROGETTO DEGLI ORTI A "CUMULO FISSO"
Gli orti in città non rispondono più a istanze di sopravvivenza, ma incarnano un bisogno sociale di natura, di terra, sono manifestazione di nuovi paesaggi misti dove urbanistica e città si contaminano con il paesaggio ed il rurale.
In quest’ottica non interessava proporre orti urbani genericamente costituiti dalla sommatoria di singoli appezzamenti con un ‘immagine complessiva vicina a quella del camposanto e nemmeno rinchiuderli in pesanti recinti segregandoli, interessava invece dar forma a quel bisogno di paesaggio, evocare la geometria del paesaggio agrario, la terra lavorata, fatta di ordine, direzione, modulazione, innestandola nella città, una trama generatrice.
Da qui la scelta di proporre un orto secondo natura, ovvero l’orto a “cumulo fisso”, messo a punto dalla scuola agraria del Parco di Monza, capace di coniugare questo aspetto segnico con uno ecologico, un modo innovativo e sostenibile per produrre ortaggi e frutti naturali con ridotte lavorazioni del terreno, minimo uso di macchine e attrezzi, contenute irrigazioni, ridotte concimazioni, minimi trattamenti antiparassitari e diserbi.

Un orto realizzato creando solchi lineari nel suolo e riportando la stessa terra scavata in un cumulo centrale ottenendo un disegno naturale a cordoni rilevati di terra in equilibrio ecologico con l’ambiente circostante, una conformazione che permetterà anche di lavorare comodi, quasi in piedi.
Una tecnica che prende spunto dall’agricoltura biologica, naturale, sinergica, conservativa e dal modello “bosco” costituito da più specie vegetali, in cui le piante crescono senza bisogno di lavorare il terreno, senza concimare o diserbare, senza irrigare, serve solo lavorare per pacciamare, seminare, trapiantare e raccogliere, utilizzando materiale autoprodotto dall’orto o reperibile nella vegetazione del luogo.
Si è individuata come posizione idonea nel parco quella centrale, cuore simbolico, ma anche cuore funzionale orientando i rilevati secondo l’asse Nord –Sud per garantire la miglior esposizione colturale, ma anche coincidente con l’asse di penetrazione principale del parco dall’angolo di via Spino, che in questo modo è divenuto l'asse portante su cui si è sviluppato l'intero parco.

In questo modo lo spazio centrale consente di usufruire degli accessi intermedi dai viali laterali al vialetto asfaltato già presente a metà aerea che diventa l’asse , l'ordito dello spazio consolidato, su cui si innesta la nuova trama degli orti.
Lungo questo asse viene posizionato un spazio comune, volutamente centrale, dotato di un tavolo da lavoro ad altezza bancone; l'area ospita centralmente il container “orti-box” allestito all’interno mediante vani da assegnare ai singoli concessionari degli orti.
Elemento di grande impatto visivo, il container che si è immaginato di colore giallo sole (o con la possibilità di diventare oggetto di una proposta d'arte collettiva) è stata una scelta non solo ritenuta idonea data la vocazione artigianale del luogo in cui si stavano progettando gli orti, ma pensata per caratterizzare con forza il nuovo luogo, dandogli personalità e carattere: orto box e il punto di forza e riconoscibilità dei nostri orti!
Agli ingressi della zona ad orti due cumuli triangolari diventeranno orti comuni coltivati con aromatiche, con l’idea di fondo della condivisione che sviluppa confronto, rispetto, senso civico. Grazie alla loro collocazione centrale ed alla costruzione di due rilevati ai margini è garantita la necessaria protezione dello spazio ad orto, solamente mediante la realizzazione di una staccionata leggera di legno, a chiudere i lati paralleli esterni.

Gli orti si sviluppano in file, un doppio cumulo parallelo con relativi corridoi a fianco occupa 5 metri, ogni 8 metri di sviluppo in lunghezza viene individuata una singola porzione, in questo modo si determinano 16 orti da dare in concessione a singoli orticoltori ed una fila di 4 orti di maggior estensione da attribuire ad associazioni o gruppi.
Ogni appezzamento viene individuato da un albero da frutto contenuto in un cassone di legno posto al centro del lotto rendendo così facilmente riconoscibile l’orto e punteggiando l’area di elementi verticali. La scelta di mettere a dimora degli alberi nell'orto, ha il doppio scopo di riproporre il legame storico tra orto e frutteto, ma nel caso del nostro parco anche di disegnare lo spazio degli orti conferendo loro un carattere più "urbano", dato da un disegno leggibile, che ne rafforza la trama.
Tra le doppie file di cumuli si sviluppano vialetti in assi larice orditi su magatelli in castagno diventando anche essi un motivo di scansione ritmica del trama agricola.
Dalle passerelle in larice i singoli appezzamenti sono accessibili mediante corridoi attrezzati con lastre di porfiroide di Branzi appoggiato direttamente sulla terra.
Ogni due orti è previsto un attacco dell’acqua, non servono bidoni o aree per il compostaggio perché il materiale organico entra nel ciclo dell’orto a cumulo.
Con lo stesso fine di alimentare gli orti a cumulo grazie ad un circolo virtuoso, viene prevista un’area dove depositare materiale proveniente dallo sfalcio e dalla potatura di altre aree verdi comunali.

TRAME URBANE
IL PROGETTO DEL PARCO URBANO PERMEABILE ALLA CITTA'
Il lato del parco affacciato su via Spino è l’unico non stretto tra gli edifici, l’unico atto a permettere l’innesto della città, quello che oggi lo stato di fatto ci rimanda come uno spazio chiuso e "respingente", nel progetto volutamente assumerà la funzione di "faccia pubblica" del parco. La dove oggi c'è una cesura, lavorare al contrario pensando di farne proprio il luogo in cui avverrà finalmente il contatto, si creerà la massima permeabilità, è stata la sfida ed il nodo sostanziale della progettazione di questa porzione di parco.
Un parco che vogliamo si apra e viva, un verde che deve "tirar dentro", essere attrattivo, a portata, accogliente è fondamentale! Su questo punto si gioca l'intera futura vita, o non vita di questo luogo.

Per questo la prima operazione è stata quella di aprire questo lato togliendo l’alta barriera in ferro che lo rendeva altro, quasi fosse uno spazio privato, impenetrabile, e di fatto inaccessibile. Lo sguardo ampliato al contesto ha fatto individuare un asse di penetrazione ordito in direzione nord-sud, la stessa della trama degli orti, un percorso che si infila dall’angolo e accompagna sino a metà parco, qui intercetta l’asse del viale, la percorrenza già tracciata e trova un elemento inaspettato, il totem del parco, con i suoi occhi annegati nella trama.
Il parco cerca su questo lato urbano di farsi vedere, intercettare, estende le sue trame alle aiuole lungo il marciapiede, modifica la pavimentazione di questa striscia introducendo un asfalto colorato che si spalma in angolo identificando il punto di attracco, il nuovo ingresso, che, con un nastro a terra di ghiaia armata colorata protetto a tratti da strutture in ferro a berceau ed affiancato da un rivo d’acqua mediante la creazione di una vasca lineare fa scivolare dentro il parco. Da un lato il percorso si apre allo spazio a parco urbano, un’ampia porzione pavimentata con deck in legno da cui emergono grandi panche sempre in larice individuate e rese confortevoli perché ombreggiate dalla presenza di gelsi impalcati a tetto, innesti di vegetazione a terra trovano continuità di disegno nell' aiuola su strada riuscendo a connettere i due spazi.

TRAME UMANE
IL PROGETTO DEL GIARDINO DELLE RELAZIONI
La zona sud-est, prospiciente l’edificio ad uffici di via Canovine e da cui si diramano due ingressi tangenti al parco, risulta essere la parte più protetta, chiusa su due lati tra i filari di frassini e dall’altro dall’edificio uffici attestato sul parco che si presenta con l’imponente mole della scala di sicurezza.
Una situazione tranquilla, da isolare visivamente, almeno parzialmente, dall’avamposto del blocco scale in modo da renderla più confortevole, più a dimensione d’uomo.
La trama innestata è stata quella di una grande rettangolo, un verde ipogeo, leggermente incassato per creare protezione, accessibile mediante un percorso-rampa parallelo al rilevato fiorito di margine agli orti.
Un cortile a prato, il GIARDINO DELLE RELAZIONI, dove svolgere attività fisiche in gruppo, sedersi a studiare, leggere, sdraiarsi, lungo il percorso panca che lo definisce su due lati, assistere ad uno spettacolo, vedere un film all’aperto le sere d’estate.
A tal fine sono stati studiati dei “paraventi verdi”, tre slanciati elementi verticali in ferro e rete ondulata, da rinverdire di specie spoglianti e sempreverdi e sui cui si è pensato di installare un telo per le proiezioni.
A contorno un ambiente protettivo fatto di vegetazione erbacea ed arbustiva "morbida"scelta fra specie perenni e graminacee a bassa manutenzione.
Il giardino, così realizzato, potrà sfruttare anche gli spazi limitrofi piacevolmente ombreggiati dal triplo filare di frassini esistenti; sotto i frassini basterà posizionare delle sedute per creare uno spazio accogliente.